Lipofilling
Nel tessuto adiposo, come nel midollo osseo, sono presenti, accanto agli adipociti, delle cellule staminali totipotenti che hanno la possibilità di differenziarsi in cellule di diversi tessuti. Di recente introduzione, nell’ambito della ricostruzione mammaria, è l’uso di cellule staminali provenienti da tessuto adiposo autologo in associazione a plasma ricco in piastrine.
Quando si esegue un lipofilling (o lipostruttura) sono proprio queste cellule staminali che sopravvivono e sono in grado di differenziarsi, inoltre possedendo capacità di neoangiogenesi contribuiscono ad un migliore trofismo locale dell’area interessata al trapianto.
Il lipofilling ha diversi obiettivi e potenzialità: Riempimento, Ristrutturazione, Rigenerazione. Il riempimento è dimostrato dall’incremento volumetrico, la ristrutturazione e la rigenerazione sono evidenziati dai miglioramenti della qualità dei tessuti cutanei e sottocutanei in caso di trattamento di tessuti scarsamente irrorati come aree ulcerate, radiodermiti, radionecrosi e cicatrici di vario tipo.
Nell’ambito della chirurgia oncoplastica mammaria il lipofilling può essere molto utile come integrazione e complemento della ricostruzione mammaria con protesi andando ad avvolgere ed imbottire la protesi aumentando lo spessore del tessuto sottocutaneo contribuendo a rendere meno evidente la protesi stessa, riducendo la sensazione di “seno freddo” spesso presente in caso di ricostruzione, aumentando il grado di ptosi con un aspetto più naturale della mammella ricostruita; può essere utilizzato per reintegrare i volumi mancanti in caso di esiti di quadrantectomie, per correggere malformazioni e deformità di sviluppo come asimmetrie di volume rispetto al seno controlaterale. Recentemente è stato proposto anche per la ricostruzione totale del seno dopo mastectomia (lipofilling associato a espansione inversa); anche se la tecnica deve essere confermata da studi e casistiche più significativi.
Un’altra indicazione al lipofilling è nelle terapie di salvataggio in corso di complicanze, come il rigetto e l’espulsione della protesi. Inoltre il lipofilling è utile nel migliorare i risultati ottenuti con la ricostruzione mammaria. Il lipofilling può essere eseguito in anestesia locale con sedazione in regime di day-hospital, oppure in anestesia generale in regime di ricovero. Prelievo: le incisioni nelle sedi del prelievo che possono essere diverse (pancia, braccia, cosce, fianchi) sono di pochi millimetri tali da permettere l’ingresso di microcannule che non determinano esiti cicatriziali. Il prelievo viene di norma effettuato con la tecnica della lipostruttura (tecnica sec. Coleman) che fa uso di una siringa da 10 ml con attacco Luer-lock e con una cannula di 3 mm di diametro e 15 o 23 cm di lunghezza, i cui fori di ingresso hanno dimensioni tali da permettere il passaggio delle particelle di tessuto adiposo attraverso il lume della siringa Luer-lock.
In questo modo, durante l’aspirazione, viene mantenuta una bassa pressione negativa che riduce il traumatismo del processo sugli adipociti, preservandone la vitalità. Una volta che la siringa è stata riempita dal grasso aspirato, la cannula viene rimossa e un tappo Luer-Lock viene posto sulla siringa per sigillare l’apertura.
La tecnica di Coleman, la più diffusa, utilizza come procedura di purificazione la centrifugazione ma indipendentemente dalla tecnica il risultato finale ( oggi va diffondendosi la tecnica per decantazione) sarà la formazione in provetta di 3 strati:
- lo strato superiore è oleoso e costituito essenzialmente da materiale fuoriuscito da cellule adipose traumatizzate
- lo strato inferiore è il più denso fra i tre ed è formato da sangue e soluzione fisiologica
- lo strato intermedio contiene cellule adipose vive che saranno poi infiltrate nella zona da correggere. Si utilizza solo lo strato intermedio che viene iniettato con apposite microcannule, senza lasciare cicatrici.
L’intervento non è doloroso e la durata varia a seconda della quantità di grasso da impiantare da 60 minuti a 2 ore. Nel post-operatorio è previsto l’utilizzo, nell’area del prelievo, di una guaina compressiva, per ridurre eventuali ecchimosi o gonfiori, che viene mantenuta generalmente per tre settimane dopo l’intervento. Sempre nel post-operatorio può essere presente un lieve indolenzimento delle aree trattate, controllabile comunque con antidolorifici di uso comune. Il ritorno alle normali attività è graduale, nell’arco di alcune settimane. Il risultato, apprezzabile già dopo le prime tre settimane, sarà definitivamente raggiunto a distanza di circa sei mesi dall’intervento.